Marione stava pensando a come organizzare la cena della Vigilia e a quali regali mettere sotto l’albero. I bambini sarebbero rimasti con lui fino a Capodanno, e con la mamma fino all’Epifania. L’avvocato Sini era molto felice del risultato, che finalmente percepiva come giusto e in linea con quello che dovrebbe essere scontato ma che, purtroppo, non lo era stato affatto in passato. I figli di Marione erano raggianti e raccontavano a scuola che una signora tanto buona – il Giudice – aveva detto che il loro papà era bravo e che loro avrebbero potuto tornare a passare tanto tempo con lui. Nel loro profondo, però, si chiedevano come mai la loro mamma non la pensasse così. Questi pensieri complessi si dileguarono in un attimo non appena i due maschietti videro il gigante buono comparire nel cortile della scuola con due enormi vassoi di pasticcini. Con tutta la classe, i bambini corsero dal loro papà e lo circondarono con un affetto e una gioia che commosse Marione e anche la maestra Susanna. L’insegnante, assistendo ad una scena tanto commovente, e conoscendo la storia di Marione e i suoi bambini, non riuscì a contenere l’emozione dei suoi alunni, e nemmeno la …
CAPITOLO V “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”
[…] Marione non poteva credere a quello che era successo. Dopo mesi di agonia, incontri con l’avvocato, paure, notti insonni, gastriti, era arrivato il temuto giorno della prima udienza in Tribunale. La moglie voleva che il Giudice condannasse il marito a versarle tanti soldi – che lui non aveva – gli aveva chiesto la casa e anche la macchina, ma ciò che più lo tormentava era che aveva chiesto – anche se il verbo più appropriato sarebbe “preteso” – di tenere i figli tutti per sé, lasciandoli al papà solo poche ore nel fine settimana. Come avesse potuto farlo, con quale cuore, e con quale coraggio, Marione non era riuscito a spiegarselo. E neppure l’avvocato Sini. Ma qualche volta, e più spesso di quanto si possa credere, le cose belle accadono. Bisogna crederci sempre. Davanti al Giudice, pareva che fosse successo un miracolo, una magia, un sogno, un film a lieto fine. Seduto vicino al suo avvocato – alla sua sinistra la moglie con il proprio – Marione era nervoso, teso, triste, preoccupato. Sudava. Pensava ai suoi cuccioli, ai minuti contati del fine settimana, a tutto quello che avrebbe voluto fare con loro e che non avrebbe più potuto realizzare …
CAPITOLO IV “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”
Era arrivata l’ennesima querela. Andrea non credeva ai suoi occhi. Questa volta pure la figlia lo aveva denunciato perché, diceva quella maledetta citazione a giudizio, il padre avrebbe fatto mancare i mezzi di sussistenza alla ragazza. I mezzi di sussistenza? Si sentiva un verme, solo a leggere il suo nome scritto in bella vista a fianco a quelle parole che suonavano così male – MANCANZADIMEZZIDISUSSISTENZA – su quel foglio importante che aveva estratto dalla temuta busta verde. “Ma come?” Si chiedeva. “Come può la giustizia pensare che sia io colpevole per non essere riuscito a pagare sempre puntualmente quell’assegno? Lo sanno che sono sul lastrico, che ho un fallimento alle spalle perché l’azienda costruita con tanto impegno è andata a rotoli per colpa di clienti che a loro volta sono falliti e non hanno pagato. Lo Stato lo sa! Le vede le mie dichiarazioni dei redditi, la mia sentenza di fallimento, ma come può essere vero tutto questo?? Tutto ciò che ho lo passo a mia figlia. E a lei non mancano affatto i mezzi di sussistenza, e nemmeno a sua madre, che ha la carta di credito consumata dalle strisciate che fa in ogni dove, e che vive in …
CAPITOLO III “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”
In corsia di emergenza in tangenziale, Sini stava chiamando il carro-attrezzi perché, nel caos di quelle giornate frenetiche, aveva scordato di fare il pieno. Mica è facile la vita dell’avvocato anche se, nell’immaginario comune, si pensa che sia una pacchia. Sini adorava il suo lavoro, beninteso. Si conoscono tante persone, si risolvono i loro problemi, si ha la possibilità di migliorare la vita degli altri e, certamente, non ci si annoia mai. Era la vita che aveva scelto e che voleva continuare a fare. Finché aspettava pazientemente il rifornimento, approfittava del tempo a disposizione per ripensare alla giornata appena trascorsa, all’udienza romana con levataccia alle 6 rinviata senza alcun preavviso, alla palestra che aveva saltato, alla mamma che aveva preparato la cena e stirato qualche camicia e dalla quale doveva assolutamente passare, agli amici che doveva richiamare per organizzare il fine settimana in montagna. A quarant’anni appena compiuti, un divorzio alle spalle, niente figli (anche se, trovando la persona giusta, stava valutando che forse era arrivato il momento di pensarci), Sini – cognome sardo che l’avvocato non aveva ancora ben capito cosa c’entrasse con la sua famiglia padovana – non amava particolarmente la gestione dei conflitti familiari perché ne soffriva …