CAPITOLO III “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

Lunardi Elenae-book

In corsia di emergenza in tangenziale, Sini stava chiamando il carro-attrezzi perché, nel caos di quelle giornate frenetiche, aveva scordato di fare il pieno.

Mica è facile la vita dell’avvocato anche se, nell’immaginario comune, si pensa che sia una pacchia. Sini adorava il suo lavoro, beninteso. Si conoscono tante persone, si risolvono i loro problemi, si ha la possibilità di migliorare la vita degli altri e, certamente, non ci si annoia mai. Era la vita che aveva scelto e che voleva continuare a fare.

Finché aspettava pazientemente il rifornimento, approfittava del tempo a disposizione per ripensare alla giornata appena trascorsa, all’udienza romana con levataccia alle 6 rinviata senza alcun preavviso, alla palestra che aveva saltato, alla mamma che aveva preparato la cena e stirato qualche camicia e dalla quale doveva assolutamente passare, agli amici che doveva richiamare per organizzare il fine settimana in montagna. A quarant’anni appena compiuti, un divorzio alle spalle, niente figli (anche se, trovando la persona giusta, stava valutando che forse era arrivato il momento di pensarci), Sini – cognome sardo che l’avvocato non aveva ancora ben capito cosa c’entrasse con la sua famiglia padovana – non amava particolarmente la gestione dei conflitti familiari perché ne soffriva troppo, ma aveva preso a cuore la pratica di Marione Corsari. Quell’omone dal cuore buono non poteva subire un trattamento del genere da parte della moglie, e i figli non potevano essere usati in quella maniera come arma di ricatto o di vendetta. Doveva assolutamente studiare una strategia per far ragionare quella donna, e pure il suo avvocato.

Sini salutò il conducente del carro-attrezzi che aveva salvato l’avvocato da una lunghissima passeggiata forzata di cui non aveva assolutamente voglia – anche perché indossava un paio di scarpe nuovissime!

Mentre stava riavviando l’auto, suonò il telefono: “Avvocato, buonasera. Abbiamo novità?”

“Buonasera Gaetano. Sì, sua moglie ha ammesso che la sua relazione durava da tre anni, ma nella sua casa con i vostri figli ci vuole stare lo stesso… assieme al nuovo fidanzato’’.

“Ma come…’’rispose incredulo il Cliente. ‘’E io dovrei andare in affitto e pagare il mutuo dell’appartamento in cui lei vive con un altro?”

Sini cercava di mantenere la calma e dare sicurezza al Cliente per non farlo agitare troppo, ma non poteva nascondergli la verità.

“Lei dirà che il nuovo fidanzato è un ospite’’, spiegò, ‘’che non vive stabilmente lì… magari ogni tanto litigherà e lo manderà via di casa. Ma mi creda, Gaetano. Farò tutto quanto in mio potere per far valere i suoi diritti’’. L’avvocato non riusciva a non innervosirsi nel pensare alla mancanza di senso etico di certe persone, ma continuava a riuscire nell’intento di non scomporsi troppo.

‘’Ce la faremo, Gaetano. Abbia fiducia nella giustizia’’.

“Mi fido di lei, Avvocato’’. (… continua …)