Dopo mesi di agonia, incontri con l’avvocato, paure, notti insonni, gastriti, era arrivato il temuto giorno della prima udienza in Tribunale.
La moglie voleva che il Giudice condannasse il marito a versarle tanti soldi – che lui non aveva – gli aveva chiesto la casa e anche la macchina, ma ciò che più lo tormentava era che aveva chiesto – anche se il verbo più appropriato sarebbe “preteso” – di tenere i figli tutti per sé, lasciandoli al papà solo poche ore nel fine settimana.
Come avesse potuto farlo, con quale cuore, e con quale coraggio, Marione non era riuscito a spiegarselo.
E neppure l’avvocato Sini.
Ma qualche volta, e più spesso di quanto si possa credere, le cose belle accadono. Bisogna crederci sempre.
Davanti al Giudice, pareva che fosse successo un miracolo, una magia, un sogno, un film a lieto fine.
Seduto vicino al suo avvocato – alla sua sinistra la moglie con il proprio – Marione era nervoso, teso, triste, preoccupato. Sudava. Pensava ai suoi cuccioli, ai minuti contati del fine settimana, a tutto quello che avrebbe voluto fare con loro e che non avrebbe più potuto realizzare se il Giudice avesse ascoltato la moglie. Non si dava pace.
Il Giudice, una bella donna sulla cinquantina, elegante, seria e imperscrutabile, dopo aver salutato educatamene le persone di fronte a lei, senza perdere neanche un minuto, esordì con una frase che riscaldò il cuore, l’anima, la mente, le speranze e anche il volto – visto il rossore immediato! – di Marione. Probabilmente la moglie, con il suo avvocato, subì invece l’effetto contrario di un raggelamento istantaneo.
“I figli hanno diritto di stare tanto con il padre quanto con la madre, secondo le loro esigenze. Oggi siamo qui per tutelare loro”.
Il Giudice, con molta pacatezza e determinazione, disse una frase che potrà apparire ovvia per chi non sta vivendo l’agonia di una separazione conflittuale, ma che per Marione fu come una liberazione, una vittoria, un riscatto per tutti i pensieri brutti che aveva dovuto gestire in quei mesi, e che gli restituì immediatamente una grande fiducia nella giustizia, nel buon senso e nella vita.
“Il marito rimarrà nella propria casa e continuerà a pagare il mutuo. La signora, che percepisce uno stipendio medio, potrà accendere un mutuo o prendere una casa in locazione. I figli vivranno una settimana dal padre e una settimana dalla madre, salvo possibilità di diversi accordi tra le parti, accordi che dovranno comunque garantire una permanenza il più possibile paritetica dall’uno e dall’altro genitore. Visto che, nel tempo di propria competenza, ogni genitore si occupa del mantenimento diretto dei figli, non sono previsti assegni di mantenimento. Nessun assegno viene stabilito a favore della moglie che percepisce un reddito equivalente a quello del marito. I genitori apriranno un conto corrente comune in cui versare ogni mese la somma complessiva di Euro 250,00 ciascuno, per sostenere le spese di ogni giorno e le spese straordinarie per i tre figli, escluse le spese di vitto e alloggio”.
Mario stava volando. […] (… continua …)