CAPITOLO IX “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

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<<Marione ha perso la testa per la maestra di suo figlio Lorenzo>>.La suocera del Gigante buono non aveva perso tempo a chiamare la figlia – la moglie di Marione – per raccontarle quello che da alcuni giorni si mormorava in paese.<<Li hanno visti prendere l’aperitivo la settimana scorsa in centro, l’altra sera Giovanna li ha incontrati al cinema a vedere l’ultimo film di Zalone, e stamattina ho visto con i miei occhi che lei è arrivata a scuola in ritardo con gli stessi abiti di ieri>>.Le chiacchiere non si risparmiavano nell’immischiarsi negli affari privati e personalissimi di Marione e della maestra Susanna, e la suocera del Gigante era infuriata, pur non avendone motivo, oltre che visibilmente infastidita nel raccontare alla figlia quanto felici apparissero ‘’quei due’’ e quanto poco opportuno fosse che una maestra avesse una relazione con il padre di un suo alunno, evitando di commentare sull’opportunità o meno, per un padre, di intrattenere rapporti con la maestra di suo figlio.Giulia, la moglie, ostentava indifferenza con sua madre, sostenendo che fossero affari loro, fingendo che non le importasse niente del suo ormai ex marito e di ciò che faceva o non faceva con le altre donne.In realtà Giulia aveva …

CAPITOLO VIII “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

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Sini aveva ripreso a lavorare dopo qualche giorno di pausa a casa durante le Feste. Finalmente aveva staccato un po’, e non c’erano state emergenze da gestire. I clienti avevano pagato tutti puntualmente, e il nuovo anno stava iniziando con la serenità e la soddisfazione di chi ha svolto tutti i compiti che si era prefissato ed è pronto per raggiungere i nuovi obiettivi. Sini aveva deciso di tornare in ufficio con qualche ora di anticipo rispetto al solito, per godersi il più possibile l’atmosfera dell’inizio della nuova giornata, la prima di lavoro del nuovo anno. Prese la posta, infilò le chiavi nella serratura ed entrò. Iniziò a sfogliare le buste che erano in cassetta, una in particolare attirò la sua attenzione, e l’aprì subito. L’avvocato Sini non poteva credere a ciò che stava leggendo nella lettera inviata dall’avvocato Gallucci che assisteva la moglie del suo cliente Giovanni Lupacuori. Per la seconda volta nel giro di pochi mesi, ben due donne avevano accettato di dividere esattamente a metà con gli ex mariti le spese dei bambini senza chiedere ai padri nessun assegno “forfettario” gonfiato, né per i figli né per loro, e addirittura decidendo di andare via di casa e …

CAPITOLO VII“AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

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Il pranzo di Natale era andato molto bene per l’avv. Sini. Non c’erano state emergenze da gestire – il che era diventata una circostanza rara da quando lavorava nell’ambito del diritto di famiglia. L’anno scorso, infatti, il giorno di Natale aveva dovuto recarsi dai Carabinieri in quanto la ex moglie di un suo cliente sembrava scomparsa, mentre in realtà se n’era andata in vacanza con i figli senza avvisare il marito. Il povero papà si era presentato da lei a prendere i bambini per stare insieme a Natale, come da accordi, ma si era trovato di fonte a un portone chiuso e a un cellulare spento. L’anno precedente, Gaetano Gusella aveva trovato la moglie a letto con l’amante proprio la Vigilia di Natale, e Sini aveva dovuto abbandonare il cenone di famiglia per raggiungere il cliente ed evitare che commettesse qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi per sempre. Anche lo scorso Capodanno Sini aveva dovuto intervenire per placare gli animi in quella che avrebbe potuto sfociare in una lite furibonda tra due genitori, nata da una sciocchezza ma trasformata in una tragedia a causa dell’astio che da ormai troppi anni regnava in famiglia. Le separazioni sono dolorose, è vero, ma …

CAPITOLO VI “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

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‘’Sono io, volevo parlarti. Vediamoci al caffè Pedrocchi alle 17’’. Marione non credeva alle sue orecchie. Sua moglie, dopo la vera e propria guerra che stavano vivendo da mesi, dopo le indicibili offese che aveva ricevuto da lei, dopo le lacrime versate e il nervosismo alle stelle, lo stava chiamando per un caffè. Marione non cedette alla tentazione di ripagare la moglie con altrettanta sofferenza, e decise di andare a sentire cosa aveva da dirgli, anche perché dal tono di voce della donna aveva intuito qualcosa di buono, qualcosa che poteva assomigliare ad una tregua, se non ad una vera e propria resa. ‘’D’accordo. Ci vediamo dopo’’. Era talmente poco il preavviso che la moglie gli aveva dato, che Marione non ebbe neanche il tempo di chiamare l’avvocato. Corse subito a casa, a cinque minuti dall’officina, si fece una doccia al volo e si vestì con i pantaloni della festa e il suo maglioncino migliore. Il cappotto non gli si chiudeva più, quindi optò per il piumino che gli stava più comodo. Una spruzzatina di profumo e uscì spedito da casa. Era agitato, curioso e speranzoso nello stesso tempo. Parcheggiò la sua auto e si affrettò a raggiungere il locale. …

Dal CAPITOLO V “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

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Marione stava pensando a come organizzare la cena della Vigilia e a quali regali mettere sotto l’albero. I bambini sarebbero rimasti con lui fino a Capodanno, e con la mamma fino all’Epifania. L’avvocato Sini era molto felice del risultato, che finalmente percepiva come giusto e in linea con quello che dovrebbe essere scontato ma che, purtroppo, non lo era stato affatto in passato. I figli di Marione erano raggianti e raccontavano a scuola che una signora tanto buona – il Giudice – aveva detto che il loro papà era bravo e che loro avrebbero potuto tornare a passare tanto tempo con lui. Nel loro profondo, però, si chiedevano come mai la loro mamma non la pensasse così. Questi pensieri complessi si dileguarono in un attimo non appena i due maschietti videro il gigante buono comparire nel cortile della scuola con due enormi vassoi di pasticcini. Con tutta la classe, i bambini corsero dal loro papà e lo circondarono con un affetto e una gioia che commosse Marione e anche la maestra Susanna. L’insegnante, assistendo ad una scena tanto commovente, e conoscendo la storia di Marione e i suoi bambini, non riuscì a contenere l’emozione dei suoi alunni, e nemmeno la …

CAPITOLO V “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

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[…] Marione non poteva credere a quello che era successo. Dopo mesi di agonia, incontri con l’avvocato, paure, notti insonni, gastriti, era arrivato il temuto giorno della prima udienza in Tribunale. La moglie voleva che il Giudice condannasse il marito a versarle tanti soldi – che lui non aveva – gli aveva chiesto la casa e anche la macchina, ma ciò che più lo tormentava era che aveva chiesto – anche se il verbo più appropriato sarebbe “preteso” – di tenere i figli tutti per sé, lasciandoli al papà solo poche ore nel fine settimana. Come avesse potuto farlo, con quale cuore, e con quale coraggio, Marione non era riuscito a spiegarselo. E neppure l’avvocato Sini. Ma qualche volta, e più spesso di quanto si possa credere, le cose belle accadono. Bisogna crederci sempre. Davanti al Giudice, pareva che fosse successo un miracolo, una magia, un sogno, un film a lieto fine. Seduto vicino al suo avvocato – alla sua sinistra la moglie con il proprio – Marione era nervoso, teso, triste, preoccupato. Sudava. Pensava ai suoi cuccioli, ai minuti contati del fine settimana, a tutto quello che avrebbe voluto fare con loro e che non avrebbe più potuto realizzare …

CAPITOLO IV “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

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Era arrivata l’ennesima querela. Andrea non credeva ai suoi occhi. Questa volta pure la figlia lo aveva denunciato perché, diceva quella maledetta citazione a giudizio, il padre avrebbe fatto mancare i mezzi di sussistenza alla ragazza. I mezzi di sussistenza? Si sentiva un verme, solo a leggere il suo nome scritto in bella vista a fianco a quelle parole che suonavano così male – MANCANZADIMEZZIDISUSSISTENZA – su quel foglio importante che aveva estratto dalla temuta busta verde. “Ma come?” Si chiedeva. “Come può la giustizia pensare che sia io colpevole per non essere riuscito a pagare sempre puntualmente quell’assegno? Lo sanno che sono sul lastrico, che ho un fallimento alle spalle perché l’azienda costruita con tanto impegno è andata a rotoli per colpa di clienti che a loro volta sono falliti e non hanno pagato. Lo Stato lo sa! Le vede le mie dichiarazioni dei redditi, la mia sentenza di fallimento, ma come può essere vero tutto questo?? Tutto ciò che ho lo passo a mia figlia. E a lei non mancano affatto i mezzi di sussistenza, e nemmeno a sua madre, che ha la carta di credito consumata dalle strisciate che fa in ogni dove, e che vive in …

CAPITOLO III “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

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In corsia di emergenza in tangenziale, Sini stava chiamando il carro-attrezzi perché, nel caos di quelle giornate frenetiche, aveva scordato di fare il pieno. Mica è facile la vita dell’avvocato anche se, nell’immaginario comune, si pensa che sia una pacchia. Sini adorava il suo lavoro, beninteso. Si conoscono tante persone, si risolvono i loro problemi, si ha la possibilità di migliorare la vita degli altri e, certamente, non ci si annoia mai. Era la vita che aveva scelto e che voleva continuare a fare. Finché aspettava pazientemente il rifornimento, approfittava del tempo a disposizione per ripensare alla giornata appena trascorsa, all’udienza romana con levataccia alle 6 rinviata senza alcun preavviso, alla palestra che aveva saltato, alla mamma che aveva preparato la cena e stirato qualche camicia e dalla quale doveva assolutamente passare, agli amici che doveva richiamare per organizzare il fine settimana in montagna. A quarant’anni appena compiuti, un divorzio alle spalle, niente figli (anche se, trovando la persona giusta, stava valutando che forse era arrivato il momento di pensarci), Sini – cognome sardo che l’avvocato non aveva ancora ben capito cosa c’entrasse con la sua famiglia padovana – non amava particolarmente la gestione dei conflitti familiari perché ne soffriva …

Dal CAPITOLO II “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

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Il Giudice, dopo aver controllato con scrupolo le carte, diede la parola agli avvocati. Esordì quello della moglie cominciando a lamentarsi dell’assegno attuale, sbraitanti che 500 euro sono troppo pochi, che la signora non riesce a sopravvivere, che non trova lavoro. La gamba destra di Gabriele saltellava incessantemente, e si poteva vedere nei suoi occhi uno sguardo pieno di risentimento, ma ancora in grado di sopportare.  Arrivato il turno di Sini, l’avvocato iniziò a spiegare al Giudice che la signora aveva rifiutato diciotto lavori, che era da un anno che il marito pagava mutuo, affitto e assegno, e che sopravviveva solo perché sua madre gli riempiva sempre il frigo. Il Giudice l’ascoltava attento. Terminata l’udienza, non restava che attendere la decisione, ma Gabriele già sentiva il peso di quei giorni interminabili.  Il suo sgomento si toccava con mano, mentre la sciatta mogliettina se ne andava, spalle curve, testa bassa, senza rivolgere a Gabriele neppure uno sguardo. (… continua …)

CAPITOLO II “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”

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In udienza, Clarissa De Bortoli si era presentata sgualcita, spettinata, senza trucco. Aveva rifiutato diciotto offerte di lavoro e passava la vita a lamentarsi  continuamente dei pochi soldi che l’ex marito le passava. Il povero Gabriele Zecchinato faceva due lavori per pagare l’affitto della casa in cui abitava, il mutuo dell’appartamento in cui viveva la ex moglie, l’assegno che il Giudice aveva fissato per lei e quello per i figli. Questa mattina Gabriele era fiducioso, aveva letto su internet di quel Giudice che aveva condannato la moglie a versare l’assegno di mantenimento al marito e si sentiva così euforico da non riuscire a trattenere l’adrenalina. Sentiva che il vento stava cambiando. Che finalmente i Giudici si erano resi conto che mica le donne sono inferiori, e che possono lavorare anche loro, e che, se un marito deve pagare tutto, alla fine ben si capiscono quelli che diventano barboni o che fanno finta di smettere di lavorare pur di non dover subire un dissanguamento ingiustificato.  Entrati in aula, il silenzio.  (… continua …)