La giustizia del cuore

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“Non è sempre questione di legge. A volte, è solo questione di tempo. E di ascolto.” Non si dovrebbe provare affetto per le coppie che si assistono in tribunale. Almeno, così dicono. Distanza professionale, rigore, equilibrio. Eppure, ci sono casi che ti restano dentro come piccoli aghi, silenziosi. Non pungono subito. Ma giorni dopo, a lavoro finito, mentre stai per archiviare un fascicolo, ti tornano in mente. Come voci che non hai il coraggio di ignorare. Marco e Marta sono stati uno di quei casi. All’apparenza, tutto era regolare: nessuna lite, nessuna guerra di avvocati, nessuna rivendicazione economica. Un divorzio pulito. Freddo. Forse troppo. E quando qualcosa è troppo silenzioso, inizia a farsi sentire. Non era compito mio chiedere “perché vi state lasciando?”.Ma era mio dovere capire se sapevano davvero cosa stavano facendo. In tanti anni di professione, ho imparato che il lavoro legale si occupa delle strutture: contratti, regole, clausole. Ma il lavoro umano , quello invisibile, si muove nelle crepe. In ciò che non è stato detto. In ciò che ancora si teme. Per questo ho chiesto a entrambi di vedersi da soli. Non per dividerli, ma per vedere se esisteva ancora un ponte. Non serve molto: un …

Ricominciare a casa

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“Non si torna indietro. Ma si può scegliere di andare avanti insieme, con passi più sinceri.” Erano passati tre giorni dal mancato divorzio. La pioggia aveva smesso di cadere, ma l’aria era ancora umida, sospesa. La casa, quella che un tempo chiamavano “nostra”, sembrava la stessa… eppure no. Ogni stanza portava i segni del tempo, e del vuoto. Marta e Marco avevano deciso di riprovarci. Ma non con proclami né promesse. Con silenzi nuovi, più leggeri. Con abitudini da ritrovare. Con errori da non ripetere. Il lunedì seguente Marco tornò dal lavoro con una piantina di basilico. La posò sul davanzale della cucina. — Ho pensato che… forse, possiamo cucinare insieme ogni tanto. Anche solo pasta e pomodoro. Marta lo guardò sorpresa. Non per il gesto, ma per il tono. Era la prima volta dopo mesi che Marco diceva “insieme” e non “tu” o “io”. — Va bene. Ma tu lavi i piatti. Sorrisero entrambi. Il patto era firmato. I giorni seguenti portarono inevitabilmente anche piccoli inciampi. Una sera Marco rispose male, nervoso per il lavoro. Marta si chiuse in sé, abituata a proteggersi. Il silenzio calò per qualche ora. Ma poi, Marco entrò in camera, si sedette accanto a …

IL RISVEGLIO DELL’AMORE “A volte non serve un discorso. Basta restare. Quando sarebbe stato più facile andarsene.”

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Il mattino dopo l’udienza, la luce entrava dalle finestre come se fosse primavera, anche se fuori faceva ancora freddo. Marta si svegliò per prima. Era nel letto matrimoniale, ma non aveva dormito davvero. Nessuno dei due aveva pronunciato parole solenni. Nessun “torniamo insieme” scandito a voce alta. Erano solo rientrati in casa insieme, in silenzio, ciascuno con una borsa in mano, come se stessero rientrando da un viaggio più lungo del previsto.Marco dormiva sul lato sinistro del letto, lo stesso che occupava da sempre. Sembrava più giovane nel sonno, meno carico, quasi vulnerabile. Marta lo osservò per un istante. Poi si alzò e andò in cucina.Il profumo del caffè inondò la casa con una naturalezza dimenticata. Quel gesto, così semplice, sembrava un atto d’intimità rivoluzionario. Mentre aspettava che la moka borbottasse, aprì la credenza in alto. I biscotti preferiti di Marco erano ancora lì, a metà. Nessuno li aveva toccati per un anno. Li mise sul tavolo. Quando entrò in cucina, Marco era ancora in maglietta e jeans. I capelli arruffati, lo sguardo incerto. Si bloccò un attimo sulla soglia. — Hai fatto il caffè? Marta annuì. — Era il minimo. Non sei un ospite. Marco sorrise. — Non so …

IL GIORNO DELL’UDIENZA “A un passo dalla fine, c’è sempre un momento in cui il cuore chiede di essere ascoltato. Basta saperlo riconoscere.”

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Era un venerdì grigio. La pioggia sottile cadeva come polvere bagnata sui vetri del tribunale. Dentro l’aula 3C, il neon tremolava appena, mentre un silenzio denso avvolgeva i presenti. Marco era seduto sulla sinistra, il nodo della cravatta stretto troppo. Marta sulla destra, un cappotto chiaro e lo sguardo basso. In mezzo, un banco vuoto. Il loro. Davanti, il giudice consultava il fascicolo con lentezza. Una pila di documenti, due firme già preparate, una sentenza pronta solo da verbalizzare. Tutto era stato definito. Nessun contenzioso. Divisione equa dei beni, custodia condivisa del cane Arturo, nessuna richiesta accessoria. L’amore non era stato menzionato nemmeno una volta. Sini sedeva due file più indietro. Non aveva detto nulla, non aveva chiesto nulla. Solo osservava. Quando il giudice sollevò lo sguardo per chiedere se i due coniugi erano pronti a firmare, Sini alzò una mano. — Mi perdoni, Vostro Onore. Chiedo di parlare, se possibile. Solo per un minuto. Il giudice si irrigidì. — Non è prassi, ma lo concedo. Faccia presto. Sini si alzò. La voce era ferma, ma non fredda. Non c’era retorica, solo verità. — Mi rivolgo a Marta e Marco. È vero: il diritto ha fatto il suo corso. I …

Lettere mai inviate

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“Ci sono parole che non dici mai a voce, ma che scrivi nel cuore cento volte. Sperando che qualcuno, prima o poi, le legga comunque.” Il silenzio, quando è costante, diventa una lingua a sé. Marco e Marta avevano smesso di parlarsi da mesi, ma non avevano smesso di pensarsi. E quando il pensiero non riesce a uscire dalla bocca, finisce per cercare vie secondarie. Marta iniziò a scrivere lettere. Lo faceva la sera, quando la città si spegneva piano e la sua casa – luminosa, ordinata, solitaria – diventava una scatola di ricordi. Apriva il computer, creava una nuova bozza, e scriveva. Ogni volta una lettera diversa, con un tono diverso: dolce, arrabbiato, malinconico, ironico. Nessuna veniva inviata. Una delle sue preferite cominciava così: “Caro Marco,se ti scrivo è solo perché non riesco più a parlarti. E se non riesco a parlarti, è perché ho paura che tu non voglia ascoltarmi davvero…” La salvò in una cartella chiamata “bozze impossibili”. Una sera, distratta da mille finestre aperte sullo schermo, Marta allegò per sbaglio una foto alla bozza sbagliata. Una vecchia immagine di Marco con il cane Arturo, seduto sul tappeto davanti al camino, durante una sera d’inverno. Lui non …

Capitolo 3 – Separati ma non liberi

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“Si può essere lontani anche a pochi centimetri. Ma si può mancare davvero solo quando si è stati profondamente vicini.” Il tempo, quando si è soli, passa in modo strano. All’inizio sembra una conquista: silenzio, spazio, libertà. Poi, giorno dopo giorno, tutto quel vuoto inizia a pesare. Il rumore della chiave nella serratura non è più un sollievo. È solo il suono della solitudine che entra in casa. Marco e Marta avevano rispettato il patto della separazione: nessun contatto diretto, nessuna scenata, nessun tentativo maldestro di ricucire. Avevano firmato i documenti preliminari e si erano spartiti gli oggetti con una compostezza quasi dolorosa.Ma nulla era davvero stato “diviso”. Ogni mattina, Marta si truccava con meticolosità, anche se non aveva impegni. Lo specchio era diventato un giudice silenzioso: le ricordava che doveva mostrarsi forte, risolta, rinnovata. Ma i trucchi non riempivano l’assenza. Si era iscritta a yoga, aveva ripreso a leggere, aveva persino fatto una vacanza con due amiche a Palermo. Ma in ogni foto c’era qualcosa che mancava: lo sguardo complice di chi conosce tutte le tue imperfezioni e ti ama comunque. La casa nuova era moderna, luminosa. Ordinata. Troppo ordinata. Senza le scarpe di Marco nell’ingresso, senza le sue …

Capitolo 2 – L’avvocato Sini

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“Non tutti i matrimoni vanno salvati. Ma quelli veri… non si buttano via come carta bagnata.” L’avv. Sini non aveva bisogno di fare rumore per farsi ascoltare. Lo studio era silenzioso, luminoso, con scaffali in legno scuro colmi di codici e appunti ben ordinati. Niente targhe appariscenti, solo l’essenziale. La professionalità di Sini era nota, ma ciò che distingueva davvero quel legale era un dono raro: la capacità di ascoltare con gli occhi, oltre che con le orecchie. Seduto dietro la scrivania, Sini sfogliava i documenti della separazione di Marco e Marta. Tutto appariva corretto: firme ordinate, divisione dei beni pacifica, accordi raggiunti con civiltà. Ed è proprio quella perfezione a far drizzare le antenne. C’era una freddezza sospetta, il tipo di distacco che si costruisce quando il dolore è ancora troppo vicino per essere affrontato davvero. Sini richiuse il fascicolo e prese una decisione. — Serve un colloquio separato, — disse all’assistente. — Uno con Marta. Poi con Marco. Prima di andare avanti, voglio guardarli negli occhi. Marta – il colloquio inatteso Marta arrivò con passo deciso, ma lo sguardo tratteneva qualcosa. Sini la fece accomodare e lasciò che il silenzio parlasse per primo. — Non sono qui per …

Capitolo 1 – L’inizio della fine

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“A volte, ciò che finisce non è l’amore. È solo il modo sbagliato di viverlo.” Il sole stava calando lento dietro i vetri della cucina, dove Marta versava l’acqua bollente per l’ennesima tisana alla melissa. Il cucchiaino tintinnava nel silenzio carico di tensione. Marco, appoggiato allo stipite della porta, fissava il frigorifero come se potesse dargli una risposta. — Hai prenotato il controllo per la macchina? — chiese lei, la voce più stanca che arrabbiata. — No, me ne sono dimenticato. Lavoro, sai com’è. — Già. Il tuo lavoro. Sempre al primo posto. Sempre tu che non ci sei. — E tu? Che parli solo per puntare il dito? Non fu un’esplosione. Fu come una diga che cede lentamente. Non urlarono, non lanciarono oggetti. Ma le parole, quelle sì, colpirono con precisione chirurgica. Ogni frase non detta nei mesi precedenti trovò finalmente una via d’uscita, senza filtri, senza più scuse. Dopo quasi otto anni, si guardarono come due sconosciuti che dividono lo stesso spazio per errore. — Forse dovremmo separarci, — disse Marco piano. Marta annuì. Non pianse. Non in quel momento. Due settimane dopo Lo studio dell’avvocato era silenzioso e ordinato, con scaffali pieni di codici e una pianta …

Inventario di un’anima ordinata

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da “Avvocati per soli uomini, o quasi” Una volta all’anno, nello stesso periodo, l’avvocato Sini compie un gesto che non compare su nessuna agenda. Nessun cliente lo richiede, nessun tribunale lo impone. È un gesto silenzioso, privato, apparentemente tecnico: fare l’inventario. Non è quello fiscale, e nemmeno quello legale. È un rito personale. La chiusura temporanea dello studio, il telefono spento, il gestionale aperto solo per consultazione. Una giornata dedicata a riordinare, archiviare, chiudere le pratiche del passato, sistemare quello che si è accumulato nel tempo — non solo fisicamente. Questa volta, però, qualcosa spinge oltre. Forse l’aria di maggio, forse una nostalgia sottile, difficile da spiegare. Così, invece del solito controllo annuale, l’attenzione si sposta sull’intero archivio: dieci anni di attività, tutti lì, accatastati in scaffali alti e cassetti profondi. Faldoni numerati, etichette scolorite, cartelle con margini annotati a penna, timbri ormai sbiaditi. Sini osserva il mucchio di fascicoli con rispetto. Sa già che in mezzo a quelle carte ci sarà tutto: vittorie, accordi, rinunce, errori. C’è chi non ha più dato notizie e chi ha continuato a scrivere anche dopo la fine della causa, per un consiglio, un aggiornamento, un grazie. Il primo fascicolo che si apre fa …

Quando il cuore manca nelle aule di giustizia

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Nessun bambino dovrebbe mai essere messo nella condizione di dover scegliere tra la propria madre e il proprio padre. È un peso insopportabile, un conflitto interiore che neanche un adulto riuscirebbe a sostenere senza conseguenze. Eppure, nelle aule di tribunale, questa tragedia si consuma più spesso di quanto si voglia ammettere. È accaduto anche questa volta. Un bambino, già ferito dalla separazione dei genitori, si è ritrovato davanti a un giudice, chiamato a esprimere una “preferenza”. Una parola fredda, burocratica, che cela un dolore lacerante. Preferire il papà o la mamma? Come se l’amore potesse essere pesato su una bilancia. Come se fosse giusto chiedere a un cuore di bambino di scegliere quale parte del suo mondo dover rinnegare. L’avv. Sini, con la sensibilità e il rispetto che lo contraddistinguono, ha lottato con ogni mezzo per evitare questo epilogo. Ha proposto alternative, ha invitato le parti a confrontarsi con un esperto, uno psicologo capace di mediare, di aiutare i genitori a trovare un accordo nel superiore interesse del figlio. Ma l’avvocato della controparte si è opposto con ostinazione, rifiutando ogni tentativo di mediazione. Ha scelto lo scontro. Ha ignorato il grido silenzioso di un bambino che chiedeva solo di essere …