Il mattino dopo l’udienza, la luce entrava dalle finestre come se fosse primavera, anche se fuori faceva ancora freddo. Marta si svegliò per prima. Era nel letto matrimoniale, ma non aveva dormito davvero. Nessuno dei due aveva pronunciato parole solenni. Nessun “torniamo insieme” scandito a voce alta. Erano solo rientrati in casa insieme, in silenzio, ciascuno con una borsa in mano, come se stessero rientrando da un viaggio più lungo del previsto.Marco dormiva sul lato sinistro del letto, lo stesso che occupava da sempre. Sembrava più giovane nel sonno, meno carico, quasi vulnerabile. Marta lo osservò per un istante. Poi si alzò e andò in cucina.Il profumo del caffè inondò la casa con una naturalezza dimenticata. Quel gesto, così semplice, sembrava un atto d’intimità rivoluzionario. Mentre aspettava che la moka borbottasse, aprì la credenza in alto. I biscotti preferiti di Marco erano ancora lì, a metà. Nessuno li aveva toccati per un anno. Li mise sul tavolo. Quando entrò in cucina, Marco era ancora in maglietta e jeans. I capelli arruffati, lo sguardo incerto. Si bloccò un attimo sulla soglia. — Hai fatto il caffè? Marta annuì. — Era il minimo. Non sei un ospite. Marco sorrise. — Non so …
IL GIORNO DELL’UDIENZA “A un passo dalla fine, c’è sempre un momento in cui il cuore chiede di essere ascoltato. Basta saperlo riconoscere.”
Era un venerdì grigio. La pioggia sottile cadeva come polvere bagnata sui vetri del tribunale. Dentro l’aula 3C, il neon tremolava appena, mentre un silenzio denso avvolgeva i presenti. Marco era seduto sulla sinistra, il nodo della cravatta stretto troppo. Marta sulla destra, un cappotto chiaro e lo sguardo basso. In mezzo, un banco vuoto. Il loro. Davanti, il giudice consultava il fascicolo con lentezza. Una pila di documenti, due firme già preparate, una sentenza pronta solo da verbalizzare. Tutto era stato definito. Nessun contenzioso. Divisione equa dei beni, custodia condivisa del cane Arturo, nessuna richiesta accessoria. L’amore non era stato menzionato nemmeno una volta. Sini sedeva due file più indietro. Non aveva detto nulla, non aveva chiesto nulla. Solo osservava. Quando il giudice sollevò lo sguardo per chiedere se i due coniugi erano pronti a firmare, Sini alzò una mano. — Mi perdoni, Vostro Onore. Chiedo di parlare, se possibile. Solo per un minuto. Il giudice si irrigidì. — Non è prassi, ma lo concedo. Faccia presto. Sini si alzò. La voce era ferma, ma non fredda. Non c’era retorica, solo verità. — Mi rivolgo a Marta e Marco. È vero: il diritto ha fatto il suo corso. I …
Lettere mai inviate
“Ci sono parole che non dici mai a voce, ma che scrivi nel cuore cento volte. Sperando che qualcuno, prima o poi, le legga comunque.” Il silenzio, quando è costante, diventa una lingua a sé. Marco e Marta avevano smesso di parlarsi da mesi, ma non avevano smesso di pensarsi. E quando il pensiero non riesce a uscire dalla bocca, finisce per cercare vie secondarie. Marta iniziò a scrivere lettere. Lo faceva la sera, quando la città si spegneva piano e la sua casa – luminosa, ordinata, solitaria – diventava una scatola di ricordi. Apriva il computer, creava una nuova bozza, e scriveva. Ogni volta una lettera diversa, con un tono diverso: dolce, arrabbiato, malinconico, ironico. Nessuna veniva inviata. Una delle sue preferite cominciava così: “Caro Marco,se ti scrivo è solo perché non riesco più a parlarti. E se non riesco a parlarti, è perché ho paura che tu non voglia ascoltarmi davvero…” La salvò in una cartella chiamata “bozze impossibili”. Una sera, distratta da mille finestre aperte sullo schermo, Marta allegò per sbaglio una foto alla bozza sbagliata. Una vecchia immagine di Marco con il cane Arturo, seduto sul tappeto davanti al camino, durante una sera d’inverno. Lui non …
Capitolo 2 – L’avvocato Sini
“Non tutti i matrimoni vanno salvati. Ma quelli veri… non si buttano via come carta bagnata.” L’avv. Sini non aveva bisogno di fare rumore per farsi ascoltare. Lo studio era silenzioso, luminoso, con scaffali in legno scuro colmi di codici e appunti ben ordinati. Niente targhe appariscenti, solo l’essenziale. La professionalità di Sini era nota, ma ciò che distingueva davvero quel legale era un dono raro: la capacità di ascoltare con gli occhi, oltre che con le orecchie. Seduto dietro la scrivania, Sini sfogliava i documenti della separazione di Marco e Marta. Tutto appariva corretto: firme ordinate, divisione dei beni pacifica, accordi raggiunti con civiltà. Ed è proprio quella perfezione a far drizzare le antenne. C’era una freddezza sospetta, il tipo di distacco che si costruisce quando il dolore è ancora troppo vicino per essere affrontato davvero. Sini richiuse il fascicolo e prese una decisione. — Serve un colloquio separato, — disse all’assistente. — Uno con Marta. Poi con Marco. Prima di andare avanti, voglio guardarli negli occhi. Marta – il colloquio inatteso Marta arrivò con passo deciso, ma lo sguardo tratteneva qualcosa. Sini la fece accomodare e lasciò che il silenzio parlasse per primo. — Non sono qui per …
Capitolo 1 – L’inizio della fine
“A volte, ciò che finisce non è l’amore. È solo il modo sbagliato di viverlo.” Il sole stava calando lento dietro i vetri della cucina, dove Marta versava l’acqua bollente per l’ennesima tisana alla melissa. Il cucchiaino tintinnava nel silenzio carico di tensione. Marco, appoggiato allo stipite della porta, fissava il frigorifero come se potesse dargli una risposta. — Hai prenotato il controllo per la macchina? — chiese lei, la voce più stanca che arrabbiata. — No, me ne sono dimenticato. Lavoro, sai com’è. — Già. Il tuo lavoro. Sempre al primo posto. Sempre tu che non ci sei. — E tu? Che parli solo per puntare il dito? Non fu un’esplosione. Fu come una diga che cede lentamente. Non urlarono, non lanciarono oggetti. Ma le parole, quelle sì, colpirono con precisione chirurgica. Ogni frase non detta nei mesi precedenti trovò finalmente una via d’uscita, senza filtri, senza più scuse. Dopo quasi otto anni, si guardarono come due sconosciuti che dividono lo stesso spazio per errore. — Forse dovremmo separarci, — disse Marco piano. Marta annuì. Non pianse. Non in quel momento. Due settimane dopo Lo studio dell’avvocato era silenzioso e ordinato, con scaffali pieni di codici e una pianta …
Quando il cuore manca nelle aule di giustizia
Nessun bambino dovrebbe mai essere messo nella condizione di dover scegliere tra la propria madre e il proprio padre. È un peso insopportabile, un conflitto interiore che neanche un adulto riuscirebbe a sostenere senza conseguenze. Eppure, nelle aule di tribunale, questa tragedia si consuma più spesso di quanto si voglia ammettere. È accaduto anche questa volta. Un bambino, già ferito dalla separazione dei genitori, si è ritrovato davanti a un giudice, chiamato a esprimere una “preferenza”. Una parola fredda, burocratica, che cela un dolore lacerante. Preferire il papà o la mamma? Come se l’amore potesse essere pesato su una bilancia. Come se fosse giusto chiedere a un cuore di bambino di scegliere quale parte del suo mondo dover rinnegare. L’avv. Sini, con la sensibilità e il rispetto che lo contraddistinguono, ha lottato con ogni mezzo per evitare questo epilogo. Ha proposto alternative, ha invitato le parti a confrontarsi con un esperto, uno psicologo capace di mediare, di aiutare i genitori a trovare un accordo nel superiore interesse del figlio. Ma l’avvocato della controparte si è opposto con ostinazione, rifiutando ogni tentativo di mediazione. Ha scelto lo scontro. Ha ignorato il grido silenzioso di un bambino che chiedeva solo di essere …
CAPITOLO XI “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”
‘’Confermo che la mia azienda ha proposto un lavoro a tempo determinato alla convenuta e la stessa lo ha rifiutato’’.‘’Confermo che il mio studio professionale ha offerto alla convenuta di rientrare a lavoro e la stessa ha rifiutato dicendo che l’avrebbe mantenuta il marito’’.‘’Confermo che alla convenuta è stato offerto dal poliambulatorio di cui sono direttore sanitario un contratto a tempo indeterminato quale segretaria di direzione con uno stipendio di 1.500,00 euro netti mensili ma non abbiamo mai ricevuto risposta‘’.Tre testimoni su tre avevano dichiarato che la moglie di Gaetano aveva avuto varie possibilità di lavoro e le aveva tutte rifiutate.Il Giudice aveva uno sguardo molto duro e guardava la signora con aria severa, ed era abbastanza evidente cosa stesse pensando.Gaetano confidava con tutto se stesso che venisse rigettata la richiesta della moglie di contributo al mantenimento. Non aveva senso. Poteva benissimo lavorare e mantenersi.E così fece il Giudice. Negò ogni assegno alla signora posto che era stato ‘’dimostrato che la convenuta aveva ricevuto numerose offerte di lavoro e le aveva tutte rifiutate senza alcuna plausibile giustificazione’’.La moglie era visibilmente arrabbiata, il suo avvocato indifferente. Gaetano invece si sentiva profondamente commosso, e l’avvocato Sini percepiva un vero senso di Giustizia. …
CAPITOLO X “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”
Giulia era appena uscita dallo studio legale del suo avvocato.Era nera.‘’Sembra che lei sia l’avvocato di mio marito! Non mi sento affatto tutelata! Mi rivolgerò ad un altro legale. Consideri revocato il suo mandato!’’ urlò la signora.‘’Non c’è bisogno signora che revochi niente’’ – ribatté l’avvocato. ‘’A queste condizioni sono io a non volerla difendere. E sfido qualunque collega onesto ad accettare un simile incarico. Passi in segreteria a saldare il conto. Il mio lavoro si basa sull’onestà intellettuale e sulla correttezza, e certo non mi abbasserò ad assecondare richieste infondate dettate esclusivamente dalla rabbia. Il nostro rapporto finisce qui’’.Giulia non poteva credere che il suo avvocato desse ragione a Marione e non accettasse di chiedere al marito ciò che secondo lei era giusto avere.La donna era furiosa.Dopo la cattiveria durata anni e degenerata nell’ultimo periodo, dopo il trattamento disonesto di Giulia nei confronti del marito e il pentimento recente a seguito dell’ordinanza del Giudice che ricordava alla madre che i figli sono di entrambi i genitori, il comportamento altalenante della ormai ex moglie di Marione stava subendo un’altra virata. Verso il basso.Giulia era tornata in sé. (… continua …)
Continua dal CAPITOLO IX “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”
Susanna era raggiante.Usciva da un divorzio, ma era stata in grado di gestirlo in maniera straordinaria.Era riuscita ad accettare la fine del suo matrimonio e aveva trattato con rispetto anche questa fase – pur essendo l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.Era convinta, Susanna, che ogni evento della vita abbia un senso, e si impegnava ogni giorno a trovare in tutto un insegnamento.Era fissata con i puntini.Immaginava ogni cosa che ci accade come un puntino, e si sforzava sempre di trovare il collegamento tra i vari puntini che costellano le nostre vite, per scoprire giorno dopo giorno la mappa della nostra esistenza.Rimuginare sul passato, serbare rancore, rimanere ancorati sulle proprie posizioni non permette di comprendere i puntini né tantomeno di vedere il collegamento tra tutti.Marione aveva tanto da imparare dalla maestra Susanna. Non era mai stato abituato a riflettere. Era un uomo d’azione, Marione. In questo periodo della sua vita, però, aveva deciso di cambiare, e di iniziare a pensare di più. A fermarsi un attimo e a cercare in ogni cosa il suo senso profondo, dietro l’apparenza.Marione doveva la sua felicità di oggi all’incontro con Susanna. E anche Susanna si sentiva rinata da quando aveva fatto entrare quel Gigante buono …
Dal CAPITOLO IX “AVVOCATI PER SOLI UOMINI. O QUASI”
Susanna non si dava pace. Non dormiva la notte. In compenso Marione era euforico. L’adrenalina lo avvolgeva dal momento in cui apriva gli occhi la mattina al momento in cui si coricava la sera. I bambini erano felici di vedere il loro papà così luminoso e pieno di gioia, e questa bellissima energia si rifletteva su di loro, sulle loro giornate, sulla luce dei loro occhi e anche sul loro rendimento scolastico. Quando un genitore è felice i figli stanno bene.D’altra parte, però, vedevano la mamma spenta e nervosa, e si dispiacevano per lei, percependone il disagio ma non comprendendo il motivo. La gioia che il papà trasmetteva, comunque, fortunatamente riusciva a compensare e sovrastare il sentimento negativo che proveniva dalla mamma. La gioia era più forte della tristezza. Era questo l’insegnamento che Marione stava dando, con l’esempio concreto, ai suoi figli. E che a loro volta i figli trasmettevano ai loro amici attraverso l’energia positiva che emanavano ogni giorno.Una catena di felicità inarrestabile”. (… continua …)